Le basi di un fenomeno

Grosso modo nel Bel Paese le cose stanno così:

La tassazione fra diretta ed indiretta assorbe quasi la metà del reddito degli italiani

 

La sanità pubblica in Italia, il cosiddetto Welfare State è stata voluta con un patto sociale. La nascita del Servizio Sanitario Nazionale è datata il 24 dicembre 1978 e muove i suoi primi passi con la legge di riforma sanitaria n. 833, è questo lo strumento che introduce il modello universale di tutela della salute.

Lo Stato, quindi i nostri rappresentanti, hanno riorganizzato il precedente sistema mutualistico e forti dei contributi delle casse delle categorie e dei lavoratori dipendenti, hanno gestito la transizione verso, almeno in teoria, una sanità pubblica, per tutti, efficiente e rapida.

Chi ha lavorato all’interno delle compagnie di assicurazione, come il vostro inviato speciale che scrive queste righe, ricorda benissimo quanto fossero “d’elite” le coperture del ramo malattie in quell’epoca, proprio perché tutti si rivolgevano alla sanità pubblica.

Complici molti fattori però, le cose sono ora notevolmente cambiate.

Spenti negli anni ’70 gli echi del boom economico italiano, inaugurata nel 2000 l’Europa dell’Euro, con le sue direttive sovranazionali, ci siamo inseriti in un progetto di “Globalizzazione” più subìto che guidato ed i vari piani nazionali sono rimasti piani di sviluppo solo a parole.

Dalla Sanità pubblica ai Centri di Medicina

Non ce ne siamo accorti in tempo, ma la grande corsa stava finendo. L’economia italiana negli ultimi 30 anni si è riformata poco e niente e le conseguenze si stanno vedendo nei mutamenti sociali e nella vita delle persone. Complici soprattutto gli stipendi bassi e l’informatizzazione dei processi lavorativi, si sono venuti a creare grandi fenomeni di cambiamento. Se una volta i detti popolari dicevano che ”non esistono più le mezze stagioni”, oggi si può tranquillamente dire che “non esiste più la classe media”. Frutto della transizione verso “Industria 4.0” e oltre, il cambiamento della società ha dovuto, “ob torto collo” adeguarsi.

Gli italiani non si sposano più e non fanno più figli, i giovani cervelli che tanto sono costati alle famiglie sono diventati medici o ingegneri, ma vanno a lavorare all’estero.

Aggiungi a questo una spesa pubblica   esagerata ed un impoverimento reale della popolazione e prova a riguardare la situazione attraverso questa lente di ingrandimento.

Un primo macrofenomeno balza subito all’occhio, le nuove strutture sanitarie private hanno aggregato tutti i medici fuoriusciti dal “Pubblico” nei “Centri di Medicina”. E qui, contro pagamento immediato della prestazione, le visite e le prestazioni sanitarie sono molto più rapide.

Gli esiti del cambiamento

Mentre la sanità pubblica ristrutturazione su ristrutturazione è arrivata alle “Case di Accoglienza” o “Case della Comunità” che dir si voglia, previste almeno in teoria, per erogare prestazioni sanitarie H.24, il vostro inviato speciale è andato nella Regione più ricca d’Italia, motore economico del Paese, a vedere come stanno le cose. A Vimodrone, un Comune di 16.000 abitanti alle porte di Milano, quasi 2000 cittadini sono senza il medico, di condotta come si diceva una volta. Sconsolato il Sindaco Dario Veneroni ci dice che nel suo Comune mancano sia il medico di famiglia che il pediatra e non c’è nemmeno la guardia medica.

E anche se permane fortunatamente l’eccellenza ospedaliera del capoluogo milanese, le liste d’attesa per poter ottenere le prestazioni da questi nosocomi arrivano anche ad un anno data.

Ovvio che in queste condizioni, il servizio prenotazioni della sanità della Regione, altro non fa che lasciare il paziente che chiama al telefono per farsi dare un appuntamento dal medico, magari per necessità urgenti, in compagnia di una snervante musichetta anche per delle mezz’ore, per poi veder cadere la linea, o in caso di risposta sentirsi dire una data magari del prossimo anno.

Capita allora che soprattutto per quella fascia di cittadini di reddito medio basso, si rinunci ai controlli sanitari. Sono infatti circa il 20% le persone che dichiarano di non aver svolto alcun controllo medico nell’ultimo anno.

Le donne che per gli aspetti sanitari sono notoriamente più attente degli uomini, almeno dal punto d vista ginecologico, pagano uno scotto maggiore, solo il 47% ha svolto una visita ginecologica nell’ultimo anno.

Le Case di accoglienza sanitaria

O meglio le Case della Comunità, già previste dal PNRR del 2021, sono state istituite con il DM 77 del 23 maggio 2022, pubblicato sul numero 144 della Gazzetta Ufficiale sono state disegnate, almeno nella teoria della norma, con lo scopo di recuperare l’efficienza del servizio sanitario istituendo centri di prestazioni anche a carattere continuo, giorno e notte. Allora il vostro inviato speciale continuando a girare la Lombardia ed il Veneto, le regioni col blasone più alto in questo comparto almeno in passato, ha preso nota dello stato dell’arte.

Ad oltre un anno dall’introduzione di questo cambiamento e non è il caso di infierire pubblicando luoghi e situazioni, poiché nella maggior parte dei casi il nuovo servizio si riporta agli stessi connotati, si può dire che questa nuova norma è stata usata per chiudere ospedali, appaltare parte dei servizi ai privati e sostanzialmente abbassare la qualità delle prestazioni a livello territoriale, se è vero come è vero che utilizzando questo strumento normativo, non solo non si è aumentata l’efficienza, ma parecchi servizi di pronto soccorso, con un tratto di penna, talora cambiandogli nome, sono di fatto scomparsi.

E quanto detto per la sanità vale anche per la vecchiaia. Anche le RSA stanno trasferendosi al privato in quanto le strutture pubbliche applicano criteri molto rigorosi per l’accoglienza nelle case di riposo. I posti disponibili sono pochi poi a fronte delle richieste di un popolo sempre più anziano ed i costi delle rette stanno diventando di giorno in giorno sempre meno sostenibili.

Le coperture assicurative del comparto sanitario

E’ forse appena il caso di vedere che cosa si può fare allora.

Evitando ogni commento sulla situazione economica del Paese non è questo il nostro compito, dai numeri vediamo che le coperture assicurative del comparto sanitario negli ultimi anni si caratterizzano per un segno positivo nell’incremento premi del comparto. Un motivo ci sarà.

E’ plausibile che chi rivolgendosi al pubblico non riceva risposta, sposti altrove le sue attenzioni. Con la salute c’è poco da fare, volersi sani implica i controlli effettuati per tempo e allora servono polizze che garantiscano i necessari check-up e se poi qualche sintomo ci allarma, diventa indispensabile ricorrere alle cure con tempestività.

Non va da ultimo tralasciata la fase della vita dove è maggiore la fragilità. La terza e la quarta età infatti che tante volte possono trovare la vita di persone attive, magari già in la con gli anni, scadere di livello proprio a causa della non autosufficienza. Si entra allora nell’orbita delle RSA, delle badanti e di necessarie cure mediche costanti.

Anche in questo caso stante la situazione generale non fa male sapere che le polizze Long Term Care, che vanno ad inserire le loro risposte di copertura proprio in questo comparto, tante volte possono essere una soluzione vera per se o per le persone cui teniamo di più.

Il box dell’Assicuratore, la polizza Long Term Care

Prendiamo questa volta in esame i comportamenti che dovremo tenere nella stipula di una polizza LTC, che assicura il diritto ad ottenere una rendita periodica quando si verifica la non autosufficienza.

L’importo della rata può essere prestabilito in modo forfettario o può variare in base al grado di autosufficienza.

In alternativa alla rendita, si possono avere:

Prima di firmare un contratto è sempre buona regola leggerlo ed averne compreso appieno i contenuti riguardo a:

Le polizze LTC possono essere:

Generalmente sono assicurabili soggetti fino a 65 anni di età.

 

Ugo Ottavian per Assinews.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *