MILANO – Critiche e prese di posizione da parte di numerose associazioni nei confronti dei dati raccolti dalle scatole nere installate nelle autovetture. “Premiare gli automobilisti onesti che rispettano il Codice della Strada con riduzioni del premio assicurativo – si legge in una nota di Federprivacy – è di per sé un intento virtuoso e proficuo sia per le Compagnie che risparmiano su risarcimenti e contenziosi, che per gli stessi automobilisti meritevoli, che spendendo meno riescono meglio a far quadrare i conti”.
Questa, d’altra parte è la leva per cui si diffondono sempre più le cosiddette “scatole nere”, apparecchi che rilevano i buoni stili di guida del conducente per riconoscere poi uno sconto sull’assicurazione per quelli diligenti. Che dire però se si registrano non solo i buoni comportamenti del conducente, ma anche quelli sensibili? Che dire, poi, se i dati fossero utilizzati a posteriori dalle Forze dell’Ordine per comminare multe (ad esempio per violazione dei limiti di velocità su tutti i tratti stradali percorsi dalla vettura negli ultimi mesi)?
Come noto, il dispositivo registra non solo se il conducente si ferma correttamente agli stop o fa una inversione di marcia, ma monitora ogni dettaglio sugli spostamenti del mezzo, registrando velocità, luoghi e orari con estrema precisione.
Il Decreto Liberalizzazioni approvato nel 2012 richiedeva un apposito regolamento attuativo. Il giurista e già Garante della Privacy, Francesco Pizzetti sottolinea che “nell’intento di proteggere e tutelare la parte più debole, cioè l’assicurato, il quadro giuridico delineava in questa materia una disciplina estremamente minuziosa, che se attuata e rispettata avrebbe potuto trovare risposta convincente e chiara ai mille problemi che comporta l’utilizzo della scatola nera su un autoveicolo rispetto alla protezione dei dati personali. La mancata attuazione del Regolamento prescritto dal DL 1/2012 non è dovuta però al Ministero dei Trasporti, che tempestivamente emanò il regolamento di sua competenza relativo agli aspetti tecnici – sottolinea Pizzetti – ma all’inspiegabile inerzia dell’Ivass”.
L’istituto di Vigilanza a suo tempo predispose, in collaborazione con il Garante della Privacy, lo schema di regolamento. Tuttavia il procedimento non si concluse e il regolamento non è stato mai emanato.

Luigi Giorgetti

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