Gli italiani non si tutelano perché pensano che frane e alluvioni colpiscano solo gli altri

Oltre il 90% dei comuni non è sicuro

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) in Italia 7275 comuni (il 91% del totale) sono a rischio per frane o alluvioni, il 16,6% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità, 1,28 milioni di abitanti sono a rischio frane e oltre 6 milioni sono a rischio alluvioni. Secondo le rilevazioni effettuate dall’Ania, invece, risulta che il 78% delle abitazioni italiane è esposta a rischio alto o medio alto fra terremoto e eventi idrogeologici, il 35% è esposto ad elevato rischio sismico, mentre il 55% è soggetto a pericoli dovuti a frane o alluvioni. Malgrado ciò, pochissimi italiani si proteggono dai rischi con una polizza. Solo il 2% delle abitazioni private, per avere un’idea, è assicurato contro il terremoto, in pratica una casa su 50. Il motivo è più semplice di quello che si possa pensare. Certo, c’è la scarsa cultura assicurativa del nostro Paese, che riguarda anche altri comparti, a partire da quello della salute. E c’è anche l’idea che alla fine sia lo Stato a farsi carico dei danni. Cosa che in parte avviene. Negli ultimi venti anni, infatti, malgrado gli annunci di investimenti plurimiliardari sbandierati da ogni governo, le cifre effettivamente spese per la prevenzione ammontano a circa 300 milioni l’anno, a fronte di circa 1 miliardo l’anno di soldi pubblici speso per rattoppare e ricostruire i danni provocati dagli eventi catastrofici e dalle calamità naturali.

IGNORANZA La realtà è che gli italiani ignorano il pericolo. In alcune zone di Amatrice a tre anni e mezzo dal terremoto la ricostruzione è ancora nelle fasi iniziali. Oltre il 90% dei comuni non è sicuro. Secondo un’indagine Ania condotta da Gfkcirca l’83% delle famiglie italiane non crede o non sa di essere esposta a rischio catastrofale. C’è, poi, un altro 46% di italiani che pensa che lo Stato abbia l’obbligo di rimborsare i danni provocati dagli eventi catastrofali. Ma la confusione non finisce qui. Dalle risposte al questionario, innanzitutto, gli italiani sembrano convinti che esista un’ampia diffusione delle coperture catastrofali. Il 72% degli intervistati dichiara di possedere almeno un’abitazione, il 34% dichiara di avere la casa assicurata, e fino a qui i dati trovano conforto nelle statistiche ufficiali, ma íl 9% ritiene che la copertura includa anche il rischio catastrofale, mentre invece, come abbiamo visto la percentuale effettiva di abitazioni protette da questo genere di pericoli non supera il 2%.

A spiegare almeno in parte l’ignoranza contribuisce il fatto che i contratti assicurativi sono spesso sottoscritti dagli amministratori dei condomini (le cosiddette globali fabbricati) ed i singoli condomini non ne conoscono con precisione le clausole e le esenzioni. PERCEZIONE Sbagliata è anche la percezione del pericolo. Soltanto il 17% ritiene che la propria abitazione sia esposta al rischio di terremoti, una percentuale inferiore a quella effettiva (35%) di oltre la metà. La buona notizia è che la propensione alla protezione assicurativa non manca, una percentuale non indifferente di famiglie (46%) si mostra disponibile a sottoscrivere una polizza purché essa garantisca risarcimenti certi, immediati e corrispondenti al valore di ricostruzione della casa. La platea dei favorevoli si allarga, fino a percentuali tra il 60 ed il 76%, di fronte alla proposta di una polizza ad un prezzo contenuto, sottoscritto con una compagnia di fiducia e che la valutazione del danno sia fatta da un soggetto qualificato. Il mercato si sta muovendo, ma la strada è ancora lunga.

FONTE: LUIGI MERANO, Quotidiano LIBERO del 13-12-2019