Per anni ha sostenuto la rigorosa necessità di tenere distinte le partite di previdenza e assistenza, ma Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, non si preoccupa della coerenza formale, se i ragionamenti e la realtà lo convincono del contrario. «Devo ammettere che oggi sia quasi innaturale tenere separate le grandi scelte che riguardano lo sviluppo della previdenza complementare da quelle che orientano la sanità e l’assistenza integrativa. Il caso del sostegno alla non autosufficienza è emblematico. Direi di più: la long term care (Ltc) può rappresentare un ponte naturale tra i due momenti».
COME LA GERMANIA
Difficile dire se una polizza assicurativa per la Ltc sia un prodotto assistenziale o previdenziale. «Di certo dovrebbe poter godere di una qualche forma di obbligatorietà, come c’è in Germania da una ventina d’anni. E il nostro Paese invecchia molto più rapidamente della Germania», aggiunge Corbello che al proposito ha formulato una proposta. Sembra una provocazione, ma è un tema che dovrebbe essere discusso con serietà e pacatezza. «Dovremmo poter convertire verso la Ltc i versamenti contributivi di natura contrattuale, indirizzati ai fondi di previdenza complementare con l’automatismo previsto dagli accordi nazionali di categoria spiega Corbello e non si tratterebbe di un saccheggio alla previdenza integrativa, ma piuttosto di una razionalizzazione di risorse. Mi spiego: l’adesione ai fondi pensione bilaterali di categoria può essere volontaria o contrattuale. Quella contrattuale è costituita sostanzialmente da un versamento contributivo obbligatorio dell’azienda. A prescindere dalla volontà del lavoratore di conferire o meno il Tfr e un contributo volontario aggiuntivo. Se non scatta l’adesione volontaria e ci si ferma all’obbligo del contributo contrattuale parliamo di una manciata di euro, del tutto inadeguata a innescare una prestazione sensibile in età di pensione».
La soluzione proposta da Assoprevidenza, fermo restando il doveroso tentativo di ciascun fondo interessato di cercare di persuadere ogni aderente contrattuale a diventare un iscritto a pieno titolo, produrrebbe secondo Sergio Corbello un duplice risultato positivo: «Si darebbe senso e finalità previdenziale a delle somme che, per la loro modesta misura annua, genererebbero un montante finale sostanzialmente irrilevante. Si determinerebbe inoltre un effetto volano nei confronti di tutta la platea degli iscritti a ciascuna forma previdenziale; nel regolare la posizione degli aderenti contrattuali non vi sarebbe infatti ragione per non estendere le coperture vita caso morte, infortuni e di Ltc all’intera comunità degli aderenti, con ovvia compressione dei relativi costi e vantaggio complessivo per la comunità stessa».
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