L’Italia ha iniziato un lento recupero ma le distanze da colmare con gli altri Paesi sono ancora ampie.

Gli italiani non hanno un buon rapporto con le assicurazioni. Spesso la polizza viene vista come un male necessario e obbligatorio, come per esempio l’Rc Auto. Sono ancora pochi coloro che percepiscono la polizza come uno strumento per mettere al riparo se stessi, la propria famiglia e i propri beni, da eventi negativi. Molti italiani preferiscono accumulare risorse per far fronte a eventuali imprevisti. Risorse che però potrebbero essere sufficienti a coprire solo esborsi contenuti. Sebbene negli ultimi anni si sia registrato un miglioramento nel tasso di copertura assicurativa degli italiani, i valori rimangono ancora inferiori a quanto accade in altri Paesi. Tanti studi e ricerche lo dimostrano. Soprattutto, la sottoassicurazione degli italiani emerge dai dati Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, raccolti nell’Italia Insurance Report. Il documento mette a confronto il mercato assicurativo di sette Paesi del Vecchio continente: Belgio, Spagna, Olanda, Italia, Germania, Francia e Regno Unito.

Il dato positivo per l’Italia è la crescita dei premi che, nel 2018, è stata del 3,2%. Solo la Spagna ha fatto meglio con un aumento del 5,7%, mentre Francia, Regno Unito e Germania hanno registrato una crescita rispettivamente dell’1%, dello 0,6% e dell’1,7%.

Potrebbe sembrare un andamento in contrasto con quanto affermato dalle numerose ricerche sulla cronica sottoassicurazione degli italiani. Tuttavia, se si guarda all’ammontare dei premi versati, la crescita lenta di Francia, Germania e Regno Unito è legata alla dimensione del mercato assicurativo, decisamente superiore a quella del mercato italiano. In particolare, nel 2018 in Italia sono stati versati premi per 135 miliardi di euro contro 284 in Gran Bretagna, 218 in Francia e 204 in Germania. Dietro l’Italia si posizionano Olanda, Spagna e Belgio (le quali tuttavia hanno una popolazione inferiore).

Queste osservazioni non cambiano se si separano i due principali rami assicurativi, Vita e Danni. Per l’Italia la crescita è stata, rispettivamente, del 3,5% e del 3,4%, ancora una volta migliore di quanto registrato dagli altri Paesi. Tuttavia, è da osservare, per l’Italia, la differenza tra i premi versati nel ramo Vita, pari a 102 miliardi di euro che valgono la terza posizione tra Paesi analizzati, e quelli confluiti nel ramo Danni (33 miliardi), che relegano il Bel Paese in penultima posizione, davanti solo al Belgio.

L’Italia accorcia le distanze nel ramo Vita ma ha ancora parecchia strada da fare per colmare il divario. Uno degli indicatori considerati dall’Ania per il mercato Vita è il confronto tra le riserve matematiche delle compagnie di assicurazione e il Pil. La riserva matematica è l’importo che l’assicurazione accantona a fronte degli obblighi futuri assunti nei confronti degli assicurati.

 

“è un indicatore che approssima il grado di maturità del mercato assicurativo Vita” spiega il rapporto dell’Associazione che poi evidenzia come “l’Italia abbia mostrato un consistente incremento negli ultimi 3 anni, del 36,3% del 2016 al 38,6% del 2018, ma il valore è ancora basso rispetto a quello della maggior parte degli altri Paesi europei”. In effetti solo la Spagna mostra un rapporto inferiore agli altri due anni presi in considerazione. L’Italia ha tuttavia ridotto il divario rispetto alle altre nazioni osservate che hanno tutte registrato decrementi: da 41,5% a 39,2% la Germania, dal 53% al 45,7% l’Olanda, dal 57,4% al 52,2% il Belgio, dall’87,8% all’81,7% il Regno Unito e dall’85,8% all’81,2% la Francia.

L’ultima posizione nel ramo Danni – l’indicatore utilizzato è in questo caso il rapporto tra premi versati e il Pil – è l’ultima conferma del ritardo degli italiani sul fronte assicurativo. Il rapporto si attesta all’1,9% per l’Italia, stabile nei 3 anni di osservazione, sale in Belgio, Francia e Spagna, scende in Olanda. Le variazioni sono, in tutti i casi, molto limitate. “Se si escludono le assicurazioni auto obbligatorie in tutti i Paesi” – spiega lo studio – “il divario tra l’Italia e gli altri Paesi nel comparto Danni è ancora più ampio”. Negli ultimi 3 anni (al 2018), l’Italia è passata da un rapporto premi/Pil dello 0,9% all’1%. Belgio e Spagna, le nazioni più vicine, si attestano rispettivamente all’1,9% e al 2% mentre appare irraggiungibile il livello dell’Olanda che, sebbene in frazionale calo, si attesta al 7,.8%

FONTE: WALL STREET ITALIA – 01/2020 – ALESSANDRO PIU