L’Italia è tra i paesi con maggior tasso di invecchiamento che, congiunto al ridotto numero delle nascite, determina un incremento del peso degli anziani sul totale della popolazione.
L’Istat certifica che al 1° Gennaio 2018 il 22,6% della popolazione ha un’età superiore o uguale ai 65 anni, il 64% ha un’età compresa tra i 15 e i 64 anni mentre solo il 13,4% ha meno di 15 anni. Con un’età media dunque, pari a 45 anni. Inevitabilmente, più a lungo si vive più aumenta il rischio di avere una fetta di popolazione che può andare incontro a perdita dell’autosufficienza nell’età avanzata.
La Ragioneria Generale dello Stato ha fornito i numeri riguardanti la spesa pubblica per Long Term Care (LTC), rivolta ad anziani e disabili non autosufficienti, tenendo conto di tre componenti:
1) La componente sanitaria
2) La spesa di accompagnamento
3) La spesa per altre prestazioni
Il dato ci dice che siamo all’1,7% nel 2017 pari a 1.716 miliardi di euro. Le prime due componenti coprono l’86% della spesa complessiva per LTC. La stessa Ragioneria ci fornisce una proiezione da cui emerge che si passerà al 2,6 nel 2070.
L’Ivass, in un recente intervento ha stimolato Stato, Parti sociali e Mercato assicurativo a lavorare per far si, che aumenti la diffusione delle coperture assicurative per il rischio di perdita dell’autosufficienza, per liberare sempre più il Sistema sanitario pubblico dall’onere per i non auto-sufficienti. Esempi in tal senso in altri Paesi europei ce ne sono. Ha suggerito l’ipotesi di introdurre modelli integrativi alla base di un sistema ibrido obbligatorio, dove lo Stato è regolatore e garantisce un’adeguata deduzione fiscale a imprese e lavoratori che contribuiscono e le Compagne di assicurazioni gestiscono le risorse e le prestazione in modalità mutualistica, dunque con limitazioni o divieto di utilizzo dei dati genetici al fine di limitare la selezione dei rischi.

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